L’Egitto e le sue pietre portafortuna
Fin dall’antichità le pietre, in particolare quelle usate per amuleti e talismani utilizzati per proteggersi dalla sfortuna e attirare le energie positive, hanno sempre generato una certa curiosità. Uno dei popoli che più ammiravano questi elementi era quello egizio. Quest’ultimi ritenevano che le pietre fossero dotate di poteri soprannaturali e avevano sviluppato una loro classificazione basata perlopiù dal colore. La passione di questo popolo per i minerali nasce dal fatto che il territorio era particolarmente fertile e si potevano trovare pietre di genere molto differente le une dalle altre. Le pietre preziose, oltre che come porta fortuna, erano utilizzate anche per ornare le tombe dei faraoni.
Ma quali sono le pietre amate e utilizzate durante l’Antico Egitto? Ecco le principali.
Smeraldo. Questa pietra era estratta dalla famosa “Miniera di Cleopatra”, sorta nella zona del deserto orientale egiziano. Era denominata così proprio per celebrare la Regina poiché si riteneva che lo smeraldo fosse l’unica pietra ad essere degna della sua bellezza. La miniera era avvolta da un’aura misteriosa e si pensava che solo chi comunicava con i morti fosse in grado di estrarre uno smeraldo da essa. Il popolo Egitto credeva che questa pietra portasse fortuna ed energia positiva.
Lapislazzuli. Questa pietra viene ripresa nel famoso testo sacro egiziano “Il Libro dei Morti”, il cui autore è ancora oggi sconosciuto. Al minerale, intagliato a forma di occhio, venivano attribuiti poteri straordinari ed era utilizzato per curare proprio le malattie della vista. Il colore blu, come quello di questa pietra, era per gli egizi di grande valore in quanto comunemente riconosciuto come il colore del Re: i lapislazzuli erano infatti molto amati dal faraone Rames. Al Faraone veniva attribuito il potere di parlare con i morti, ma solo se avesse tenuto in mano un lapislazzulo ornato con decorazioni dorate. Il lapislazzulo veniva spesso intagliato a forma di scarabeo, con questa particolare forma si pensava che avrebbe portato l’immortalità al suo custode.
Ametista. La sua dote era quella di proteggere i viaggiatori e veniva donata agli ambasciatori prima che questi intraprendessero lunghi cammini. Per quanto riguarda l’area curativa, la pietra aveva il potere di allontanare i timori e anche gli spiriti maligni, ma solo se portata al collo.
Corniola. Questa pietra è un parente stretto del quarzo ed è una delle più famose nell’Antico Egitto che, per il suo colore tra l’arancio e il rosso, era considerata uno dei simboli della vita e della Dea Iside. Questa, trovando i resti del marito Osiride, ucciso dal fratello, li ricompose riportandolo in vita. Da questa leggenda si pensava che la Corniola portasse energie e vitalità e combattesse la paura della morte. Interessante è il fatto che nella tomba di Tutankamon sia stata ritrovata una maschera in oro ornata da gemme di corniola, queste si pensava che facilitassero il cammino dei morti nell’aldilà.
Turchese. Particolarmente utilizzato in Egitto era il turchese verde, comunemente associato alla Dea della gioia Hathor, chiamata appunto “Regina del turchese”. Su questa pietra era usanza scolpire uno scarabeo in onore di Ra, Dio del sole, dando vita ad un amuleto che si credeva capace di donare gioia di vivere e spensieratezza.
Diaspro Rosso. Sempre ricollegata a Iside per il suo colore, si credeva rappresentasse il suo sangue e per questo veniva donato come simbolo di fertilità. Questa pietra era utilizzata per creare collane da mettere al collo dei defunti con sopra scritto un verso del Libro dei Morti. Altro utilizzo molto comune di questa pietra era come occhi di molte statue.