Il lusso a tavola: l’oro commestibile
L’oro da sempre si lega nel nostro immaginario al mondo della gioielleria e a quello della finanza, ma cosa pensereste se vi dicessimo che si è fatto strada anche nel campo apparentemente più lontano che ci sia da un metallo prezioso? Ormai da diversi anni infatti la gastronomia pare essersi impreziosita di queste particolari decorazioni. Il cosiddetto oro alimentare rappresenta proprio una delle ultime frontiere del gusto.
Questo accostamento stravagante è solo l’ultima trovata per soddisfare ricchi sempre alla ricerca della novità fuori dall’ordinario? La risposta è no, l’impiego di metalli preziosi in cucina ha origini molto più antiche. L’oro commestibile si trova nelle civiltà antiche di molte parti di mondo:
nell’antico Egitto il pane farcito con polvere d’oro era considerato una prelibatezza e il prezioso metallo era considerato un alimento votivo; in Giappone, forse durante la stessa cerimonia del tè, nasce l’usanza di impreziosire il contenuto delle bottiglie di saké con fiocchi d’oro e realizzare piatti speciali ricoperti di foglie d’oro, usate anche nella pasticceria degli antichi Romani.
L’oro ricompare con scopo decorativo nelle tavole dei numerosi sfarzosi banchetti del Medioevo, periodo tradizionalmente considerato come oscuro, ma stranamente non nell’ambito della gastronomia, o per lo meno non tra le pochissime persone abbienti dell’epoca, la cui raffinatezza contrastava con la povertà delle masse.
Con la scoperta dell’America nel 1492 tornò l’idea dell’oro non solo come decorazione gastronomica, ma come alimento vero e proprio, il cui utilizzo però aveva motivazione magica: i nativi americani credevano che l’oro permettesse all’uomo di lievitare in aria.
Anche nel corso del Rinascimento la pratica trova numerosi sostenitori, al punto da costringere il Consiglio Cittadino della città di Padova del 1500 ad imporre un limite al suo utilizzo.
All’altezza del medesimo secolo si diffuse la credenza che l’oro avesse proprietà curative, e cominciò a essere impiegato nei medicinali preparati dagli alchimisti.
A distanza di migliaia di anni dalla prima volta in cui fu ingerito, l’oro commestibile è diventato una moda che sta spopolando in tutto il mondo, con impieghi molto variegati.
Esiste la foglia d’oro, utilizzata in pasticceria in per la decorazione di torte, talvolta integralmente ricoperte da questo materiale prezioso. L’oro alimentare in polvere invece è perfetto per cocktail e flute di champagne, le briciole sono forse il formato più pratico, ideale per le guarnizioni di antipasti e dolci. Infine ci sono i fiocchi, utilizzati per alcolici e piatti di portata.
L’oro edibile si trova facilmente in vendita presso la grande distribuzione specializzata e non, è reperibile addirittura nel reparto alimentare di Amazon. Il costo varia a secondo del grado di purezza, ma al dettaglio si aggira attorno ai 150 euro al grammo.
Ma non fa male mangiarlo? Ancora una volta la risposta è negativa. L’oro è perfettamente commestibile, anche se ci sono alcune regole da rispettare, standardizzate tra l’altro dall’Unione Europea. L’oro per scopo alimentare deve avere 23 o 24 carati, caratura dei pezzi d’oro più puri, che, a differenza dell’oro di gioielleria, non rischiano di contenere altri potenziali metalli dannosi per la salute.Chiaramente non è possibile mangiare una quantità pari a un gioiello. Infatti ciò che fa sì che ingerire il metallo non sia pericoloso è la quantità estremamente limitata di oro solitamente consumata in cocktail e dessert. A queste condizioni, è sicuro che il consumo d’oro non abbia controindicazioni, come d’altra parte è sicuro che non ci sia alcun particolare beneficio per la salute nel mangiare questo metallo prezioso.
Appurato che non sia un’esperienza lussuosa nociva, una domanda rimane: perché mangiarlo? È privo di qualsiasi sapore, consistenza proprio a causa della sua estrema sottigliezza. L’oro non aggiunge nulla al piatto, se non un costoso luccichio. Consumarlo deve essere sicuramente un’esperienza lussuosa, appagante per lo sguardo e per quel desiderio di sontuosità e ricchezza a cui molti non vogliono rinunciare. Al vertice dell’eccesso gastronomico, l’unica cosa che l’oro commestibile sembra sfamare realmente è quel senso di lusso che alcuni di noi sembrano aver perduto.